Questa benedetta crisi c’è o non c’è? O gioca a nascondino?

Me lo son chiesto oggi a pranzo, in un ristorante non proprio dai prezzi popolari, e che di domenica credo facesse tutt’altro che calmierare il listino; ma si sa, uscendo con amici è necessario venire a compromessi con le proprie abitudini… fast forward per un attimo al conto: dividendo la somma finale per 5 persone (il metodo della romana approssimativo, come lo chiamo io, in quanto pagare alla romana significa dividere esattamente in base ai reali “consumi” di ognuno) ed avendo io ordinato una bistecca ed un piatto di cicoria all’agro, oltre all’equivalente di meno di metà di antipasto misto (a tavola c’era solo mezzo litro di anonimo vino rosso, per i -soliti- beoni della combriccola), ho pagato 23 euro; c’è da dire che oltre ai due “antipasti ricchi” da dividere tra tutti, gli altri hanno ordinato solo un primo, ed alcuni hanno preso un dolce, a conti fatti ho anche diluito la mia parte con gli altri. Altrove puoi mangiare primo, secondo e contorno pagando 10 euro, e qualcuno ti offre pure il caffè.

Insomma, cos’è che mi chiedevo oggi a pranzo? Proprio quello che si legge nel titolo.

Appena entrato nella sala del ristorante non ho potuto non sorprendermi di come quasi tutti i tavoli fossero pieni; dapprima questo è stato un ingannevole indizio della politicità dei prezzi (“se c’è così tanta gente, significa che si paga relativamente poco nonostante il posto”), ma sono stato stordito smentito una volta aperto il menu.

Come se non bastasse, piatti di pesce fioccavano dovunque (la carne è improvvisamente diventata “out”? contiene pure più proteine del pesce!), e bambini piccoli lasciavano quasi per intero le loro portate che inesorabilmente tornavano indietro pressoché illese; per intenderci, una scena generalizzata di pingue e pantagruelica abbuffata di pietanze relativamente costose.

Allora mi chiedo, ma ‘sta crisi dove sta? Esiste una folta e imprevedibile classe di benestanti nascosti nel sottobosco della società, che durante il finesettimana si riversa nei locali “in”, oppure (con la dovuta esclusione di chi davvero non ha i mezzi per far durare 30 giorni lo stipendo) c’è solo una massa di persone che spende e spande in ristoranti, sigarette, discoteche, macchine nuove fiammanti, vacanze invernali ai tropici, e sceglie di non potersi invece finanziare servizi di base indiscutibilmente più utili? (ogni riferimento a fatti o persone riguardanti il sottoscritto è puramente intenzionale)

Come direbbe Dervis Fontecedro, disgustorama!

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